Negli ultimi mesi, caratterizzati dalla chiusura di scuole e università e da una stretta quarantena, abbiamo visto espandersi un diverso modo di effettuare la didattica: l’insegnamento online.
Una scelta obbligata per permettere una continuità alle migliaia di studenti obbligati a restare a casa con gli istituti chiusi e senza poter concludere in classe il loro anno scolastico.
La scuola si è dovuta reinventare, programmando le lezioni online, su piattaforme di videoconferenza, e nuovi metodi di studio.
Le polemiche non sono mancate poiché, dovendo il Ministero dell’Istruzione agire con la massima urgenza, anche le famiglie sono state colte di sorpresa e non sono riuscite immediatamente ad adeguarsi. Gli studenti sprovvisti di connessioni internet casalinghe o degli apparecchi tecnologici necessari, sono rimasti esclusi.
Nonostante tutto, una volta superato il primo periodo di organizzazione, sembra che la didattica a distanza stia procedendo adeguatamente, tanto da sembrare, questa soluzione una possibile costante nel futuro, fermi restando determinati suoi limiti come lo svolgimento di interrogazioni e compiti in classe, esami universitari e sessioni di laurea.
Idea che non piace ai più tradizionalisti e, probabilmente, neanche alla maggior parte degli studenti che in questo periodo hanno riscoperto l’importanza delle relazioni sociali, dell’amicizia e dello scambio coi compagni di banco.
Come per molti altri ambiti, la tecnologia è sicuramente un aiuto sempre più valido, ma non potrà mai sostituire tutto.
È vero anche che già da tempo questo metodo è utilizzato per corsi di lingue, call-conference, colloqui di lavoro e seminari e certamente esso si farà sempre più strada nelle proposte di didattica, trattandosi di una metodologia comodo a semplice.
Quale sarà il futuro dell’insegnamento a distanza lo sapremo a breve, ne sentiremo ancora parlare.